Consumatore, chi io? Azienda leader.. leader di chi?
Eddi Masiero - consulente GÉODE
Signori e signore, benvenuti nel 2010.
Nel 2010 c’è un solo leader: colui che compra. Quello che è abbastanza genuinamente chiamato consumatore.
A dire la verità per spiegare concetti nuovi non si dovrebbero usare parole del passato. Quindi proveremo in queste righe ad abbattere qualche vecchio paradigma, non per alzarne qualche altro di nuovo ma per indagare se alcuni concetti siano più legati alla “pigrizia mentale” di molti o se sono effettivamente uno specchio della realtà.
È stato ripetuto più volte che la parola consumatore non è molto carina e che nasconde connotati negativi (ad es. consumatore come attore del consumismo), inoltre nessuno di noi vorrebbe essere etichettato con questa parola, - Hey tu, consumatore, lo vorresti questo prodotto in offerta speciale per consumarlo, magari con altri consumatori?? La poca rappresentatività di questa parola si fa più evidente nei rapporti di lavoro tra aziende. In questo caso il decisore d’acquisto e le motivazioni che lo spingono all’acquisto sono molto differenti da quelle di ognuno di noi di fronte agli scaffali di un supermercato.
Noi ogni giorno mangiamo, dormiamo, ci vestiamo, usiamo mezzi di trasporto e, in fin dei conti, viviamo. Utilizziamo degli strumenti che abbiamo acquistato o che altri ci hanno regalato, avendoli a loro volta acquistati. In definitiva è per uno scopo che questi strumenti vengono acquistati; uno scopo che può anche essere frivolo o poco edificante ma sempre uno scopo.
Siamo dunque consumatori si, ma di vita, e quindi di prodotti che accompagnano le nostre attività.
Ben diverso il caso delle aziende che acquistano beni, servizi e materie prime da altre aziende, il cui scopo è la vita solo in senso lato (la vita dell’azienda, il benessere dei dipendenti, della proprietà e la società). Lo scopo principale degli acquisti per le aziende è la produzione/erogazione di altri prodotti/servizi. In questo senso il decisore, pur dotato di bisogni ed aspirazioni personali come tutti gli esseri umani, dovrà tenere conto di altri parametri per la valutazioni degli acquisti. Non è un consumatore, come pare poco adatto indicare l’azienda in cui lavoro come consumatrice, per il fine differente che hanno questi beni/servizi.
A tutti, persone ed aziende, vengono proposti prodotti e servizi da persone e da persone che rappresentano aziende.
Aziende che spesso si definiscono aziende leader. Anche molte aziende che proprio non se la sentono di definirsi o farsi definire leader aspirano alla condizione ideale di leader.
Ma dai primi timidi utilizzo per gli slogan delle reclame, il termine leader è sempre più adottato ai nostri giorni.
Anche grandi aziende dotate di uffici dedicati al marketing e alla comunicazione si fanno ammaliare da queste parole “azienda leader”. È possibile che gli argomenti debbano essere sempre quelli? È possibile che non si riesca, in chiave strategica, a puntare su qualche argomento più lontano dalla retorica?
Leader significa letteralmente dirigente, direttore, capo, chi è in testa, chi conduce, capofila.
Ma un’azienda leader è in testa (alle altre) perché fa più fatturato delle altre?
Perché opera da molti anni? Perché annovera centinaia o migliaia di dipendenti?
Perché a fine anno conta più margini sulle vendite rispetto alle concorrenti?
Perché soddisfa meglio di altre le esigenze dei clienti?
Ma anche se un’azienda avesse tutte le qualità appena elencate sarebbe comunque difficile non sorridere se si definisse “leader”.
Perché?
Perché le aziende vendono se le persone acquistano e dunque il bello e il cattivo tempo è in realtà fatto da chi alla fine si appassiona al prodotto/servizio, da chi lo trova efficace per gli usi che deve farne, da chi in sostanza, lo compra.
Agli albori della diffusione dell’odierno benessere, i prodotti e i servizi erano abbastanza basilari ed in numero esiguo. Le alternative ora sono davvero molte. Sono possibili più scelte di quante ce ne siano mai state prima. E quel che conta di più è che aumenteranno esponenzialmente. Probabilmente ci sarà un momento in cui avremo a disposizione in massima trasparenza tutti i prodotti/servizi di tutte le aziende del mondo. Sarà un mondo non troppo lontano nel quale nel prezzo di acquisto dei prodotti sarà indicata anche la percentuale dedicata alla ricerca di nuovi prodotti, la percentuale dedicata ai dispositivi per la riduzione dell’inquinamento e quella dedicata alle attività per le comunità dove l’azienda produce e vende.
Segni di questi cambiamenti in atto sono l’aumento di importanza dell’associazionismo a tutela dei “consumatori” e di progetti non profit legati alle iniziative più disparate.
I cambiamenti sono in sordina ma ci sono e quando descriviamo il mondo che ci circonda teniamone conto. Utilizziamo pure parole come “consumatore” e “azienda leader”, ma facciamolo dandogli il giusto significato.
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