Il "Cambiamento" nelle aziende
Lucia Volanti - Stefano Brusamolin - Consulenti aziendali GÉODE
Quante volte negli ultimi tempi abbiamo sentito su giornali e in tv che le nostre aziende “devono investire in innovazione”, “che si devono rinnovare”, “che non possiamo rimanere indietro”, “ di essere flessibili”? E tutti noi a preoccuparci di essere superati dalla concorrenza dell’azienda vicina o di quella cinese che entra nei nostri mercati. Ci diamo quindi dei buoni propositi e ci mettiamo subito all’opera: cerchiamo di mantenerci informati e aggiornati, di stare con le antenne all’erta, di pensare a nuovi “modi” di lavorare.
Ma questo a volte non sembra bastare, abbiamo l’impressione che non sia mai abbastanza lasciando un senso di insoddisfazione generale a noi e ai nostri collaboratori. Perché è facile a parole essere flessibili, adottare nuovi modelli di gestione, diventare sempre più efficienti, ma nella pratica questo è un pò più complicato e richiede sicuramente più tempo e impegno dell’intervista o del commento dell’ultimo esperto.
Spesso i modelli presentati non appartengono alla cultura delle piccole (micro) e medie imprese italiane dove l’imprenditore è spesso il factotum operativo e lo stratega a tutto campo. Tipico esempio di questi modelli enfatizzati dagli esperti sono le aziende giapponesi a scorte zero di magazzino (just in time) o quelle cinesi (di gran moda) a sviluppo vertiginoso in un mercato praticamente vergine. Forse è il momento di tornare ai fondamentali!
Come nel calcio o nel nuoto: quando non si riesce a vincere o a migliorare i propri risultati, si ritorna a ripetere gli “esercizi fondamentali”, le regole base, gli schemi più semplici. Allora conviene che ci fermiamo a riflettere come lavoriamo in azienda, che priorità abbiamo, quali sono i nostri obiettivi, in pratica a rifare i fondamentali della nostra attività. In tempi non sospetti noi abbiamo sempre detto agli imprenditori e manager delle aziende nostre clienti che “le imprese, profit o non profit, esistono per creare reddito e senza questo tutto il resto non avrebbe senso”. Volutamente lo citiamo anche per le imprese non profit, perché se non sarà “profitto” in termini economici dovrà esserlo in termini di proprio sostentamento, assistenza, servizi erogati, disponibilità a seconda del settore in cui opera l’impresa stessa.
L’impresa crea profitto perché viene “scelta” dal mercato, è quindi in grado di offrire un prodotto o un servizio che è gradito e interessa. Solo dopo che i nostri clienti ci hanno scelto, provato, sono rimasti soddisfatti e ci auguriamo ci scelgano ancora, si potrà cominciare a ragionare su altri aspetti della nostra impresa. Per fare un esempio: inutile fare beneficenza se non riusciamo a pagare le rate del mutuo.
Solo allora ci potremo chiedere sul come migliorare l’efficienza dei nostri processi, dei ruoli e delle mansioni interne, della comunicazione d’impresa. Se ci è chiaro dove vogliamo andare e ci è chiara la nostra vision, se abbiamo individuato gli obiettivi che la nostra impresa deve raggiungere, a questo punto siamo pronti per essere più competitivi, per entrare in nuovi mercati e per migliorare la nostra organizzazione interna.
Una buona organizzazione aziendale ci permetterà di avere una struttura agile, flessibile, efficace (più risultati), efficiente (meno costi) e ci permetterà, inoltre, di prendere decisioni positive, instaurando un clima aziendale collaborativo e propositivo.
Alcuni punti di miglioramento organizzativo
- Sistema informativo aziendale e comunicazione
Non ci potrà mai essere efficienza aziendale senza un sistema informativo adeguato: regole, procedure, hardware e un sistema decisionale che gestiscono in modo preciso e continuato i flussi di dati e informazioni in entrata ed in uscita dall’azienda. E' necessario, infatti, che dati e informazioni siano per loro natura coerenti nei confronti del sistema aziendale e degli interlocutori dell’azienda. - Uso delle potenzialità tecnologiche attuali
Adottare i moderni sistemi e/o strumenti informatici e curarne l’adeguamento e il loro l'aggiornamento. Un sistema informativo che integra in pieno il sistema informatico, attribuisce ai documenti dell'azienda, sia che siano rivolti all'interno che all’esterno (quindi pubblici), un elevato standard d'affidabilità. - Gestione delle risorse umane
La gestione delle risorse umane è una delle fonti principali dei successi o delle problematiche aziendali. Definire l’organigramma ed attribuire ruoli e compiti tenendo in considerazione le inclinazioni del soggetto e le esigenze aziendali, hanno assoluta priorità e si pongono ai primi posti delle decisioni di chi guida le aziende. Importante è inoltre fare un'accurata selezione del nuovo personale, curare la formazione interna ed impegnarsi a far superare fin da subito la resistenza ai cambiamenti. - Controllo di gestione
Per poter gestire e prendere decisioni su dati di fatto diventa necessario tenere sotto controllo i dati aziendali in modo costante e rapido, un sistema che risulti integrato alla gestione operativa stessa. Questo per poter analizzare ad esempio i flussi finanziari, verificare i costi dei prodotti, prezzi di vendita, scostamento tra preventivato e risultati ottenuti.
Il cambiamento e le resistenze
Decidere di voler migliorare l’organizzazione aziendale, presuppone però di accettare di fare uno o più cambiamenti. Il cambiamento è dunque il primo passo che dobbiamo compiere per contribuire positivamente alla realizzazione un nuovo assetto organizzativo. Non sempre questo percorso è però privo d'insidie!
E' importante quindi, che tutti i componenti dello staff aziendale capiscano e condividano tale necessità con la consapevolezza che questa condivisione, non è l'obiettivo, ma il mezzo attraverso il quale avviare un cambiamento. Ogni volta che si presenta un cambiamento si attua una resistenza, un'opposizione al cambiamento. Questo è naturale negli organismi viventi, nelle persone e anche nelle aziende, che sono comunque fatte di persone.
Le principali motivazioni delle resistenze al cambiamento possiamo individuarle in :
- modifica delle normali abitudini;
- paura del nuovo;
- insofferenza alle imposizioni;
- paura del fallimento.
Uno dei fattori che bloccano il cambiamento è dato dalla mancanza di consapevolezza e/o di convinzione della necessità del cambiamento stesso, sia da parte di che dirige l’impresa sia da parte dei collaboratori. E' importante quindi, che tutti (leader e collaboratori) capiscano e condividano tale necessità con la consapevolezza che questa condivisione, non è l'obiettivo, ma il mezzo attraverso il quale avviare un processo di cambiamento.
Nei prossimi articoli andremo ad approfondire e a far luce su strumenti e modalità operative per il cambiamento, il miglioramento organizzativo e gestionale.
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