Decreto intercettazioni: OSCE e ONU dicono NO all' Italia!
Ammonimenti internazionali per il disegno di legge italiano in materia di intercettazioni elettroniche (Legge n. 1611 del 11 giugno 2009)
Il 15 giugno 2010 l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) attraverso un comunicato ha chiesto all’Italia di rinunciare al disegno di legge sulle intercettazioni o di adeguarlo agli standard internazionali sulla libertà di espressione.
Il Responsabile OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatovic ha espresso nel comunicato:
"Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia". "I giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile. Nella sua forma attuale, il disegno di legge contraddice gli indirizzi dell'OSCE, in particolare quando proibisce l'utilizzo di diverse fonti e materiali confidenziali che potrebbero rivelarsi necessari per un giornalismo d'inchiesta al servizio della democrazia".
L' OSCE si riferisce, in particolare:
- alle restrizioni sulla pubblicazione di documenti giudiziari o investigativi prima dell'inizio dei processi;
- all'introduzione di multe fino a 450.000 € per gli editori, che rischiano fino a 30 giorni di carcere;
- multe di 10.000 € per i giornalisti che pubblicano il contenuto di intercettazioni prima dell'inizio del processo;
Di seguito il link al comunicato OSCE originale www.osce.org/item/44592.html
Il 13 luglio 2010 l’ONU chiede al governo italiano di "sopprimere o rivedere" il decreto sulle intercettazioni e annuncia una missione in Italia, nel 2011, per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione.
Frank La Rue, incaricato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di monitorare la situazione del diritto alla libertà di opinione e di espressione nel mondo in un comunicato ha espresso:
“se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia”
L'impianto della legge “potrebbe ostacolare il lavoro dei giornalisti ad avviare inchieste su questioni di interesse pubblico, come la corruzione, data l'eccessiva lunghezza dei processi in Italia, come messo in evidenza ripetutamente dal Consiglio d'Europa. Sono consapevole che la bozza è stata portata avanti per le preoccupazioni riguardo alle implicazioni relative alla pubblicazione di materiale processuale e al diritto alla privacy, ma la bozza di legge nella sua attuale conformazione non costituisce una risposta appropriata a tali preoccupazioni e pone una minaccia alla libertà d'espressione”.
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